NON PARLARE CON LA BOCCA PIENA
Chiara Francini
Chiara ha due papà, una zia e le Supreme.
Chiara ha una famiglia amorevole da cui tornare quando decide di lasciare il fidanzato Federico. Ha una bella casa, e nella sua stanza un albero di Natale acceso 365 giorni all’anno. I papà la accolgono di nuovo e la curano con la consuetudine di sempre. Il papà Angelo con la presenza e il caffè, il papà Giancarlo solo e sempre con il teatro e la musica. I padri sono un esempio di amore non convenzionale, che ha sconfitto tanti pregiudizi con la risata e ha provato a rendere le cose più semplici anche grazie alle Galatine, che Chiara mangia in quantità industriali.
Leggendo il libro non puoi non aver voglia di vivere in quella casa così accogliente, calda, piena di gente e di amore, credo che anche al presidente della Camera Fontana verrebbe voglia.
È un libro ironico, divertente, ti fa evadere, ti fa ridere e alla fine ti commuove.
Bisogna abituarsi al linguaggio spesso teatrale e alla costruzione della frase tipicamente toscana (è stata fin da subito la mia impressione e anche la mia fatica). Mi è sembrato che le lunghe descrizioni e i focus sui singoli personaggi abbiano fatto perdere un po’ di ritmo alla storia. Molto divertente conoscere le Supreme una ad una, ma avergli dedicato un capitolo a testa, uno di seguito all’altro ha rallentato la lettura.
Nonostante questo il calore di questa famiglia allargata e di questo nido d’amore mettono in secondo piano tutto e mi fanno consigliare il libro a tutti, veramente a tutti. La fine è malinconica e straziante ma ne vale la pena.
Mangio un risotto caldo, quello che i papà preparavano alla famiglia alla fine dell’opera, e mi immagino in questa casa piena di libri, di note, di cinismo, di battute mirate e taglienti, di risate sguaiate, carezze e amore e mi sento bene. L’amore, i libri, il cibo, il vino e le galatine vincono su tutte le brutture e le discriminazioni.